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Decoder per la Tv digitale, una scelta difficile. Aspettando quello unico

di Mario Cianflone e Gianni Rusconi

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22 Ottobre 2009

Digitale terrestre: un problema da affrontare, ma anche un nuovo modo di vedere la televisione. Il passaggio, diciamolo subito, non è indolore. Per attrezzarsi al meglio occorre un televisore nuovo con decoder interno: solo così si evita di impazzire con due telecomandi, quello della tv e quello dello "scatolotto" digitale esterno, ed evitare l'empasse di non sapere mai con quale bisogna abbassare il volume o cambiare canale. Ma quella del nuovo apparecchio televisivo è una scelta radicale e per quanto i flat tv siano proposti a prezzi sempre più bassi (è il bello della crisi) si tratta comunque di cifre rilevanti, diciamo dai 700 euro in su per un 32 pollici Lcd se si decide di portarsi a casa un nuovo modello di marca. In attesa dello switch off regione per regione – adesso è partito in Trentino e a seguire diventeranno "all digital" entro fine anno Alto Adige, Lazio e Campania – ci si può quindi "arrangiare" con un decoder di fascia alta per la super Tv del salotto e con un prodotto zapper (non abilitato ai programmi a pagamento) semplice semplice per il secondo televisore.
Parlando di dispositivi ad elevate capacità, un valido esempio arriva dal modello TS7900 HD di TeleSystem. Fra i pochissimi decoder interattivi a vantare il bollino di certificazione Gold della DGTVi, permette di ricevere i programmi pay in alta definizione di Mediaset Premium ed è dotato di doppio lettore di Smart Card per consentire la visione dei programmi a pagamento da provider diversi senza dover alternare le relative tessere. Costa però circa 150 euro. Ci sono invece decoder a basso prezzo che stanno in una presa scart, si occultano dietro l'apparecchio e sono ideali per tutte quelle situazioni dove il decoder proprio non si sa dove metterlo. Da dicembre scenderà in campo anche Sky grazie a una speciale chiavetta – battezzata "Digital Key" e con costi presunti al pubblico di 19 euro – da collegare ai decoder Hd e My Sky Hd (e alla presa dell'antenna) che consentirà di accedere a tutti i canali in chiaro del digitale terrestre, compresi quelli Rai, utilizzando lo stesso telecomando fornito in dotazione con il ricevitore satellitare. Chi invece ha una certa familiarità con i programmi satellitari ma non vuole abbonarsi a Sky e non vuole correre alcun rischio di essere oscurato può oggi prendere in considerazione un decoder, la serie TS9000 di Tele System, che permette di accedere all'offerta di Tivù Sat (la piattaforma satellitare nata a fine luglio dalla collaborazione fra Rai e Mediaset per coprire il buco del segnale del digitale terrestre di alcune zone del Paese) e agli oltre 200 canali "free to air" trasmessi dal satellite Hot Bird. Costa 90 euro e ha il vantaggio del doppio lettore di Smart card, uno destinato a ospitare la tessera per i contenuti di Tivù Sat e il secondo per poter ricevere (tramite apposita scheda) i canali a pagamento di Mediaset Premium o Dhalia Tv.
Il ricevitore universale è un'utopia?
Altra possibilità, forse la migliore in assoluto per il consumatore, è il tanto discusso e decantato decoder unico, soluzione molto caldeggiata anche dalla Rai. Al momento l'unico esempio tangibile è dato dal Xdome Hd 1000 con codifica Nds.

Il decoder unico in genere è concettualmete uno scatolotto capace cioè di ricevere sia i canali satellitari con codifica Nds (lo standard utilizzato da Sky) che quelli del digitale terrestre anche in alta definizione e di poter leggere tramite apposito slot tutte le schede Cam e relative tessere di tutti gli operatori in chiaro e a pagamento, oltre alla neonata piattaforma Tivù Sat, per cui si prevedono oltre 300mila utenti entro fine anno e un milione a fine 2010. Il decoder unico, così lo descrive anche Adiconsum, è quello che permette di vedere tutti i canali in chiaro e tutti i canali criptati nel rispetto della delibera Agcom 216/00 e che evita ai malcapitati utenti di dover acquistare due se non tre diversi tipi di ricevitori: uno per il satellitare, uno zapper per il digitale terrestre, uno per i canali a pagamento, uno per Tivù Sat, uno per le trasmissioni Hd (la Rai dovrebbe partire entro l'anno) e via dicendo. La stessa Autority di garanzia nelle telecomunicazioni ha di recente aperto un'istruttoria al fine di accertare le tipologie dei decoder attualmente sul mercato, la loro conformità degli accordi di cessione delle licenze alla normativa di settore nonché tutte le iniziative utili all'adozione di un decoder unico.
Ma perché tale dispositivo "universale" non lo vediamo ancora sugli scaffali dei punti vendita? La questione non è, come immaginabile, squisitamente di natura commerciale e secondo il vicedirettore generale della Rai, Giancarlo Leone, va così inquadrata: "sarebbe la soluzione migliore ma non dipende dalla Rai né dai broadcaster che fanno capo all'associazione DGTVi, bensì dalla disponibilità degli operatori di mettere a disposizione dell'industria le specifiche tecniche dei propri apparecchi. La Rai può solo sollecitarne l'accelerazione a livello amministrativo, legislativo o contrattuale". Più aperta la posizione del sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico Paolo Romani, che vede l'avvento del decoder unico solo quando le tre piattaforme in gioco - satellite, digitale terrestre e Iptv - saranno sostanzialmente allo stesso livello e a disposizione di tutti. In parole serve un sistema unico di ricezione e di ritrasmissione del segnale, di gradimento per tutti gli operatori coinvolti. Un'utopia?.

  CONTINUA ...»

22 Ottobre 2009
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